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BASSCORE://HACK THE SYSTEM

Il Corpo in Rivolta tra Danza, Riti e Sostanze

“Get up! Get out! Get into something new!
You gotta move like the animals do!”

Così cantavano i New York Dolls nel 2006 con Dance Like a Monkey, una satira feroce sulla società moderna, sulla sua ossessione per il controllo e sulla cieca imitazione di comportamenti imposti dall’alto. Ma cosa significa davvero “ballare come una scimmia”?

E che dire invece di MASKK, artista di punta della nostra famiglia SUM, che con la sua traccia Dance Like a Monkey trasporta quella stessa provocazione nei bassi ipnotici e nella distorsione della tekno underground. La sua versione ci induce a pensare:

il corpo si muove, il beat martella, ma chi sta veramente controllando il gioco?

Nel ballo si nasconde un paradosso: è un atto primordiale, uno dei gesti più istintivi dell’essere umano, capace di connetterci con noi stessi, con gli altri, con qualcosa di più grande. Ma allo stesso tempo, può trasformarsi in un’illusione di libertà, una gabbia invisibile in cui il corpo si muove senza più un’identità, senza più una volontà.

Dai rituali tribali ai free party illegali, dai dervisci rotanti alla ketamina nei dancefloor europei, la danza è sempre stata un portale tra estasi e alienazione, tra resistenza e condizionamento.

Ma oggi, balliamo per liberarci o solo per dimenticare?

Benvenuti in BASSCORE://HACK THE SYSTEM, un viaggio attraverso la trance del movimento, il potere rituale del suono e il confine sempre più sottile tra liberazione e fuga. 

Alienazione o estasi? Dissoluzione o connessione?

C’è un momento nei rave in cui il tempo smette di esistere. Il battito si sincronizza con i muscoli, il corpo si muove da solo, la mente smette di pensare e si lascia trascinare nell’abisso musicale. È qui che avviene la magia: alienazione o estasi? Dissoluzione o connessione?

Balliamo da sempre. Il ritmo è scritto nel nostro codice biologico, la danza è una delle forme più antiche di comunicazione, di liberazione e, in molte culture, di trascendenza. Dai riti tribali africani ai tekno raver sotto le luci stroboscopiche, il corpo che si muove è il primo vero strumento di hacking del sistema. Ma dove finisce la ritualità e dove inizia la fuga?

Per l’essere umano, il corpo non è mai stato solo un contenitore, ma un portale verso l’invisibile.

Eppure, nel contesto della cultura rave, la danza assume una forma completamente nuova: non più solo un atto rituale, ma una ribellione corporea, un vero e proprio atto di hacking contro le regole imposte dalla società. La scena free tekno, in particolare, ha trasformato il ballo in una pratica collettiva che non solo unisce i corpi ma dissolve le frontiere tra individuo e collettività, tra corpo e mente.

La Danza come Ritualità: Dalle Origini ai Rave

La danza ha radici profonde nella storia dell’umanità. In molte culture tribali, la danza era e rimane un rito fondamentale di passaggio, un mezzo per entrare in contatto con il divino e con il collettivo. Margaret Mead, nel suo celebre lavoro Dance and Trance in Bali, evidenzia come il ballo potesse diventare il veicolo per esperire stati di coscienza alterati senza bisogno di sostanze psicotrope. Il ritmo ripetitivo, il movimento ciclico e l’ambiente circostante erano già sufficienti a creare uno stato alterato di coscienza. Lo stesso accade nei rituali vodoo haitiani, nelle danze sufi dei dervisci rotanti e persino nelle tarantelle del sud Italia, dove il corpo entra in un flusso mistico che trascende la fatica e il dolore.

 

L’antropologo Thomas Csordas (1994) ha teorizzato il concetto di incorporazione (embodiment): il corpo non è solo un oggetto che subisce la cultura, ma è esso stesso il veicolo che la crea. Quando balliamo, non esprimiamo solo un’emozione:

stiamo riscrivendo la realtà intorno a noi.

Nei free party, questa esperienza diventa totale. Il suono non arriva dall’esterno, ti attraversa, risuona nello sterno, pulsa nelle vene. Le frequenze basse non vengono solo ascoltate, vengono sentite dentro, come un’onda fisica che annulla ogni pensiero cosciente. È qui che si supera il limite:

balliamo per perdersi o per ritrovarci?

Il Corpo come Strumento di Rivolta: Ballare per Perdersi

Il rave è, per sua natura, un atto di riappropriazione dello spazio: spazi abbandonati, fabbriche dismesse, boschi solitari diventano palcoscenici per una rivoluzione non verbale. Qui, il corpo non si muove solo per piacere, ma per scardinare l’ordine imposto dalla società, per sfidare le strutture rigide del consumismo, della commercializzazione e della sorveglianza.

Questo movimento di riappropriazione è il cuore del rave. Non è solo l’ambiente fisico che viene trasformato, ma anche quello psicologico. La ripetizione del beat e la cassa dritta spingono il corpo oltre il limite. Si diventa parte di un flusso, dove il tempo non esiste più, dove il corpo vive nel presente senza pensare al futuro o al passato. Ballare è un atto politico: non solo per liberarsi da una società oppressiva, ma anche per riappropriarsi di sé stessi, per esplorare la libertà dentro di noi.

Ketamina e Dissociazione: La Fuga dal Corpo

Ma cosa succede quando la musica non basta a spingere il corpo oltre se stesso? Quando il corpo si muove ma la mente è altrove? Qui entra in gioco la ketamina, uno degli alteratori chimici più utilizzati nei contesti del divertimento e free party. La ketamina è un dissociativo che separa il corpo dalla mente, creando un effetto di “disconnessione” tra ciò che il corpo sta facendo e ciò che la mente percepisce. In altre parole, il corpo continua a muoversi, ma la mente si distacca completamente. Questa alienazione fisica è il risultato di un incontro tra il corpo e la sostanza, una fuga che può essere intesa come un’ulteriore ricerca della liberazione, ma che porta anche a una forma di distacco inquietante.

Mentre il ballo nei rave può essere visto come un modo per perdersi nella musica, l’uso di ketamina rappresenta la dissociazione totale. Non è più solo una perdita di sé nell’esperienza collettiva, ma una fuga completa dalla realtà. Qui, il corpo continua a muoversi meccanicamente, ma la mente vaga, come se non appartenesse più a quella pelle che danza. Questo stato di alienazione crea una separazione: il corpo si fa strumento, ma la coscienza rimane lontana.

La Narrazione Tossica: Media, Rave e Repressione

Se la danza rappresenta la libertà, i rave, a partire dagli anni ’90, sono stati oggetto di una repressione brutale da parte delle autorità e dei media. Il rave è stato visto come una minaccia, un simbolo di disordine e di sovversione. Il caso del rave Witchtek 2k22, ad esempio, è stato trattato dai media come una sorta di “emergenza nazionale”. Ma come ha osservato Andrea Staid, antropologo culturale, questa narrazione mainstream è spesso più tossica delle sostanze illegali di cui si parla (vedi l’articolo completo su www.parkettchannel.it ). La criminalizzazione del rave e della cultura free tekno ha avuto un impatto molto più profondo e dannoso sulla società rispetto agli stessi eventi, che sono sempre più visti come spazi di liberazione collettiva, anche a costo di scivolare nell’illegalità.

In Italia, invece, le nuove leggi propongono pene sproporzionate per chi organizza un rave: fino a 6 anni di carcere, più di alcuni reati di terrorismo. Il messaggio è chiaro: il controllo dello spazio e della musica deve rimanere nelle mani delle istituzioni.

Il fatto che il rave venga trattato come un crimine da punire più severamente di altri atti ben più gravi, dimostra come la cultura rave venga percepita come una minaccia all’ordine sociale

L’Alienazione Contemporanea: Rave e Società Iper-Individualista

Perché i rave sono così necessari nella società di oggi? In un mondo dove la solitudine, l’individualismo e la pressione sociale sono sempre più forti, il rave offre una possibilità di ritorno alla comunità, di connessione profonda tra esseri umani. In una società che ci spinge a essere sempre più isolati, a consumare e a produrre senza sosta, il rave è uno degli ultimi spazi dove è ancora possibile sentirsi liberi, senza essere etichettati, senza dover rispondere alle convenzioni.

Quindi vale la pena chiedersi:

Stiamo ancora ballando per sentirci vivi o solo per dimenticare?
Il rave è ancora un rituale di libertà o sta diventando una simulazione di libertà?

Il futuro del free tekno dipende da chi lo vive. Dipende da noi. Non siamo più solo spettatori, ma partecipanti attivi, pronti a lottare contro le forze che cercano di renderci invisibili.

La danza è una forma di creazione culturale. Non è solo movimento, ma anche atto di esistenza e resistenza. Ogni passo che facciamo, ogni battito che sentiamo nella musica, è un segno che la libertà è ancora viva, e che l’umanità non è ancora pronta ad arrendersi alla passività. Il rave, la musica e la danza sono più che mai spazi di sperimentazione e liberazione.

Il corpo, che per secoli è stato il terreno di tutte le lotte sociali, continua a ballare, a resistere, a hackare il sistema.

ENGLISH VERSION 

BASSCORE://HACK THE SYSTEM

The Body in Revolt Between Dance, Rituals, and Substances

“Get up! Get out! Get into something new!
You gotta move like the animals do!”


This is what the New York Dolls sang in 2006 with Dance Like a Monkey, a sharp satire on modern society’s obsession with control and blind imitation of imposed behaviors. But what does it really mean to “dance like a monkey”?

Enter MASKK, a leading artist from our SUM family, whose track Dance Like a Monkey transforms that very provocation into hypnotic basslines and the distortion of underground tekno. His version makes us think: the body moves, the beat pounds, but who is really in control?

Dancing carries a paradox: it’s primal, one of the most instinctive human acts, capable of connecting us with ourselves, with others, and with something bigger. But at the same time, it can turn into an illusion of freedom—an invisible cage where the body moves without identity, without will.

From tribal rituals to illegal free parties, from whirling dervishes to ketamine-fueled dancefloors, dance has always been a portal between ecstasy and alienation, between resistance and conditioning. But today, do we dance to set ourselves free, or just to forget?

Welcome to BASSCORE://HACK THE SYSTEM, a journey through the trance of movement, the ritual power of sound, and the ever-thinning line between liberation and escape.


There’s a moment in a rave when time stops existing. The beat syncs with your muscles, the body moves on its own, the mind stops thinking and surrenders to the abyss of music. This is where the magic happens: alienation or ecstasy? Dissolution or connection?

Humans have always danced. Rhythm is coded into our biology, and dance is one of the oldest forms of communication, liberation, and, in many cultures, transcendence. From African tribal ceremonies to tekno ravers under strobe lights, the moving body is the original hacking tool against the system. But where does ritual end and escape begin?

For humans, the body has never been just a container—it’s a gateway to the invisible. Yet in the rave culture, dance takes on a whole new meaning: no longer just a ritual act, but a bodily rebellion, an actual form of hacking against society’s imposed rules. The free tekno scene, in particular, has turned dance into a collective practice that not only unites bodies but dissolves the borders between self and community, between body and mind.


Dance as Ritual: From Ancient Traditions to Raves

Dance has deep roots in human history. In many tribal cultures, it has always been a fundamental rite of passage, a way to connect with the divine and the collective. Anthropologist Margaret Mead, in her seminal work Dance and Trance in Bali, highlighted how dance could lead to altered states of consciousness without the need for psychoactive substances. Repetitive rhythm, cyclical movement, and the surrounding environment were enough to induce a trance. The same happens in Haitian Vodou rituals, Sufi whirling dances, and even the tarantelle of southern Italy, where the body enters a mystical flow that transcends fatigue and pain.

Anthropologist Thomas Csordas (1994) theorized the concept of embodiment: the body is not just an object shaped by culture; it is the very tool that creates culture. When we dance, we don’t just express an emotion—we rewrite the reality around us.

At free parties, this experience becomes total. The sound doesn’t just come from speakers—it passes through you, resonates in your chest, pulses in your veins. The low frequencies aren’t just heard; they’re felt, like a physical wave that drowns out every conscious thought. And here lies the question: do we dance to lose ourselves or to find ourselves?


The Body as a Tool of Revolt: Dancing to Get Lost

Raving, by its very nature, is an act of reclaiming space: abandoned warehouses, empty factories, remote forests become the stage for a non-verbal revolution. Here, the body doesn’t just move for pleasure—it moves to disrupt the societal order, to challenge the rigid structures of consumerism, commercialization, and surveillance.

This act of reclaiming is the heart of the rave. It’s not just the physical environment that changes, but also the psychological one. The relentless repetition of the beat pushes the body beyond its limits. You become part of a flow where time ceases to exist, where the body exists purely in the present, detached from past or future.

Dancing is a political act: not just to break free from an oppressive society, but to reclaim oneself, to explore the freedom within.


Ketamine and Dissociation: Escaping the Body

But what happens when music alone isn’t enough to push the body beyond itself? When the body moves, but the mind is elsewhere? This is where ketamine enters the scene, one of the most widely used dissociative substances in raving and free party culture. Ketamine separates body from mind, creating a sense of “disconnection” between movement and perception. The body keeps dancing, but the mind drifts away.

While raving can be a way to lose oneself in the music, ketamine use represents total dissociation—not just a surrender to the collective experience, but a complete escape from reality. The body moves mechanically, but the mind floats, as if it no longer belongs to the skin that dances. This state of alienation raises a crucial question: when does dance empower, and when does it erase?


Toxic Narratives: Media, Raves, and Repression

If dance represents freedom, raves have been brutally repressed by authorities and the media since the 90s. Raves have been portrayed as a threat, a symbol of disorder and subversion. The 2022 Witchtek rave, for example, was treated by the media as a “national emergency.” But as cultural anthropologist Andrea Staid has noted, mainstream narratives are often more toxic than the illegal substances they condemn (full article on www.parkettchannel.it). The criminalization of free tekno has caused far more damage than the parties themselves, which continue to be seen as spaces of collective liberation—albeit at the cost of being pushed underground.

In Italy, new laws now propose penalties of up to six years in prison for organizing a rave—harsher than some terrorism charges. The message is clear: control over space and music must remain in institutional hands.


Alienation in a Hyper-Individualist Society

Why are raves so necessary today? In a world of increasing isolation, individualism, and social pressure, raves offer a chance to return to community, to deep human connection. In a society that forces us to be ever more disconnected, to consume and produce non-stop, raves remain one of the last spaces where we can still feel truly free—without labels, without expectations.

So, we must ask ourselves:
🔥 Are we still dancing to feel alive, or just to forget?
🔥 Is raving still a ritual of freedom, or just a simulation of it?

The future of free tekno is in our hands. We are not just spectators—we are active participants, ready to resist the forces trying to erase us.

Dance is cultural creation. It’s not just movement—it’s existence, resistance, and the ultimate system hack. The body, for centuries a battleground for social struggles, keeps dancing, keeps resisting, keeps hacking the system.

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